Ogni cosa a suo tempo, diceva mio nonno di fronte alla mia innata impazienza

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Mai come in questa occasione sento questa frase così vera. Ho 41 anni, 3 figli, l’ultimo nato da 3 mesi, sono una psicoterapeuta e mi occupo di psicologia perinatale. Accompagno le donne dalla gravidanza ai primi mesi dopo il parto.

Attualmente sono io a trovarmi nei primi mesi dopo il parto, impaziente di rientrare nei panni di un anno fa.

Nonostante sia la terza volta che vivo questa condizione, questa volta, quando mi guardo allo specchio riesco a vedere solo quei 10 kg in più che come un amico fidato non mi lasciano mai sola e il mio desiderio è solo che mi abbandonino.

E quindi nonostante abbia affrontato tante volte con le mamme l’argomento relativo ai cambiamenti del corpo in gravidanza e nel post gravidanza, nonostante sia una situazione che conosco quella di avere un corpo diverso dopo il parto, nonostante come Alice io mi sappia dare ottimi consigli, sempre come Alice, poi seguirli mai non so.

Ed è con questa consapevolezza che scrivo la mia storia. Anche se deluderò i molti che credono che gli pisicologi hanno la capacità di gestire qualsiasi situazione, rasentando una vita perfetta, caratterizzata da relazioni idilliache con gli altri e con loro stessi credo che l’onestà verso se stessi in primis e verso gli altri in un secondo momento sia più utile di qualsiasi perfezione.

Parte da qui la mia riflessione sul concetto di perfezione. La ricerca spasmodica di un ideale irraggiungibile che ci porta sempre ad essere insoddisfatti di noi stessi, post gravidanza e non solo.

L’altro giorno mentre mi intrattenevo in chiacchiere con un’amica è arrivata la fatidica domanda: Ma come fai a gestire tutto con 3 figli?
La mia risposta immediata è stata: ho abbandonato l’idea di essere perfetta e tutto improvvisamente è sembrato possibile.

Quando cominciamo a pensare che il nostro corpo va bene anche con i cambiamenti della gravidanza, la nostra casa va bene anche se è disordinata, sul lavoro funzioniamo bene anche se allentiamo un po’ il ritmo, tutto sembra fattibile.

È così che sembra fattibile essere felici, competenti e sentirci persone valide anche se la nostra fisicità non rientra nei canoni di bellezza a cui siamo abituati. Questo non riduce tutto ad una rassegnata accettazione di tutte le cose che non ci piacciono, ma è il punto di partenza per un sano cambiamento di ciò che desideriamo raggiungere nella nostra vita da un punto di vista fisico e non solo.

Nessun cambiamento può nascere nell’insofferenza, nell’odio per noi stessi, nella non accettazione. Un cambiamento sano può avvenire solo in un clima amorevole e di non giudizio.
L’amore per noi stesse è il motore del cambiamento.

Un altro tassello fondamentale, in cui io sono un disastro è darsi il tempo, il tempo per amarsi o per imparare a farlo, un tempo per accettarsi, un tempo per cambiare.

Se mi soffermo a pensare che il mio corpo ha impiegato nove mesi per modificarsi e fare spazio alla crescita di mio figlio non posso pensare che pochi mesi siano sufficienti per ritornare al punto di partenza e forse al punto di partenza non ci tornerò, perché oggi non è solo il mio corpo ad essere diverso, ma io sono diversa rispetto a 10 mesi fa.

Non mi soffermerò in questa sede su quanto io sia cambiata, ne su quanto la maternità sia meravigliosa e essere mamma sia un’esperienza unica, sono tendenzialmente troppo cinica per raccontarmi che quando guardo mio figlio, i miei figli, quei kg perdono il loro peso facendomi sentire la donna più felice del mondo.

Quei 10 kg ci sono e il loro peso si sente tutto.

Quei kg ci sono quando mi guardo allo specchio, quando sono sola e quando mi relaziono con gli altri, ci sono quando cerco di rientrare nei vestiti pre-gravidanza, ci sono e sto imparando a conoscerli, stiamo facendo amicizia e un po’ comincio anche ad apprezzarli e chissà che una volta che comprenderanno che io sto bene e che posso cavarmela tranquillamente anche senza di loro non decidano di abbandonarmi.

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